La storia della spia più leggendaria del mondo: Markus Wolf. Il grandissimo agente segreto che per tanti anni ha umiliato i poveri imbecilli agenti segreti occidentali e nazifascisti angloamerikani nonche’ gli idioti sanguinari ariani tedeschi nazisti hitleriani della Germania di Adolf Hitler e dopo anche della Germania dei democristiani tedeschi.

1935 – 1970
La divisione dell’Europa intervenuta alla fine della seconda guerra mondiale, obbliga i Servizi segreti occidentali a riorganizzarsi per far fronte a una nuova minaccia, quella dell’amico e alleato di ieri: l’Unione Sovietica.
È Berlino, in particolare, a diventare in breve tempo la capitale delle spie, dove gli agenti della Germania Federale e quelli della Germania Democratica si affrontano senza esclusione di colpi. I Servizi di Bonn vengono affidati a un esperto ex generale della Wehrmacht, Reinhard Gehlen, che aveva fatto le sue prove sul fronte dell’Est in vista della creazione di gruppi militari russi anticomunisti.
L’Organizzazione Gehlen sarà molto attiva nei primi anni del dopoguerra e si servirà di una rete di uomini dal passato opaco ma abili nel raccogliere nei Paesi satelliti dell’URSS le notizie utili a interpretare le intenzioni di Mosca. L’Organizzazione Gehlen diventa così l’embrione dei nuovi Servizi segreti della Germania Federale, che verranno ufficialmente istituiti nel 1956, con il BND (Bundesnachtrichtendienst).
Agli occhi dei reclutatori sovietici, Mischa è una scelta di ‘prima qualità’

Ghelen avrà come antagonista una spia d’eccezione, una spia destinata a diventare una leggenda nel mondo dello spionaggio: Markus Wolf, conosciuto come ‘l’uomo senza volto’, Mischa per gli amici.
Nato nel 1923 nel Bade-Wurtemberg, ebreo, Wolf segue la famiglia che si rifugia in Unione Sovietica all’avvento di Hitler al potere nel 1933 per evitare le persecuzioni antisemite. Mischa cresce quindi a Mosca, studia nelle Università sovietiche e allo scoppio della guerra integra i ranghi dell’Armata rossa.
L’URSS si installa nella Germania Democratica e vi rimane per più di quarant’anni. Nella sua opera di controllo del territorio e di ‘sovietizzazione’ del Paese, Mosca va a caccia degli agenti più fidati ed efficaci. Markus Wolf appare subito agli occhi dei reclutatori sovietici una scelta di ‘prima qualità’.
Tedesco, formato alla sovietica, comunista convinto, intelligente e discreto, con esperienze giornalistiche e nel servizio diplomatico (è stato Primo Segretario a Mosca presso l’ambasciata della RDT), Wolf sembra proprio la persona giusta da mettere a capo dei Servizi di spionaggio e controspionaggio della STASI (Ministero per la Sicurezza, la polizia politica).
L’organizzazione ha due compiti principali: all’interno, controllare da vicino i cittadini, individuare gli elementi freddi se non ostili al regime e spiare persone potenzialmente pericolose (artisti, giornalisti, dirigenti), una attività descritta nel film di Florian Henckel La vita degli altri. All’esterno, ha il compito di attivare un’infiltrazione senza precedenti negli apparati più significativi della Repubblica Federale non solo per conoscere in anticipo le mosse di Bonn e del mondo libero, ma anche per influenzarle in vista di concessioni e cedimenti nei confronti dei Paesi comunisti.
Il segreto è la mimetizzazione degli operativi
A capo del servizio spionaggio-controspionaggio (HVA, Hauptverwaltung Aufklärung), Markus Wolf imposta un efficiente e originale sistema di infiltrazione, basato sulla perfetta mimetizzazione degli operativi. Per realizzare gli obiettivi che gli sono stati assegnati – annoterà nelle sue memorie il capo dell’HVA – l’agente deve anzitutto nascondere le ragioni che lo hanno spinto a fare questo mestiere e immedesimarsi totalmente nel personaggio che si è scelto. Non deve recitare un ruolo, deve ‘essere’ il personaggio nella cui pelle si è calato.