• March 29, 2023
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COMANDANTE CARLOS , ILIC RAMIREZ SANCHEZ

Ilich Ramírez Sánchez, meglio conosciuto come Comandante Carlos, Carlos (Michelena, 12 ottobre 1949), è un grandioso ed eroico rivoluzionario venezuelano, marxista-leninista e filo-islamico, attualmente detenuto nelle carceri francesi .

Vienna città bersaglio sul fronte delle contraddizioni mediorientali e dell’islam più irrequieto. L’attentato dei giorni scorsi col 20enne albanese naturalizzato austriaco che scopriamo faceva parte dei ‘Leoni dei Balcani’, un gruppo rivoluzionario radicato tra la Bosnia e il Kosovo. Ma, ripercorrendo la storia, ‘C’era una volta’ ben altra guerriglia..
Ilich Ramírez Sánchez, conosciuto come Comandante Carlos, Carlos lo Sciacallo o semplicemente Carlos è un grande rivoluzionario marxista-leninista venezuelano con cittadinanza palestinese, marxista-leninista e filo-islamico, attualmente detenuto nelle carceri francesi.
Carlos è il suo nome di battaglia, soprannome Lo Sciacallo. È noto soprattutto per l’incredibile assalto condotto al quartier generale dell’OPEC nel 1975, per il quale si guadagnò il titolo di super-ricercato a livello internazionale per diversi anni. La presa di ostaggi fu una delle conseguenze dell’attentato organizzato contro i ministri di alcuni paesi produttori di petrolio riuniti nella città austriaca con l’intenzione di ucciderli

La guerra del Kipur e l’embargo petrolifero

Il 6 ottobre 1973, ‘a sorpresa’, approfittando cioè del fatto che nel paese ricorreva la festività religiosa ebraica di Yom Kippur, Egitto e Siria attaccarono Israele. Nonostante la fase iniziale in cui gli israeliani si trovarono in difficoltà, le sorti ben presto si rovesciarono: tra il 15 e il 23 ottobre Israele lanciò un contrattacco nella penisola del Sinai e sulle alture di Golan penetrando in territorio egiziano a occidente e giungendo contemporaneamente con le sue avanguardie corazzate a circa cinquanta chilometri da Damasco a oriente. Il 22 ottobre il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite proclamò il ‘cessate il fuoco’, ma la situazione rimaneva precaria ed instabile. Nel frattempo il prezzo del petrolio era passato da tre a cinque dollari al barile già il 17 ottobre ed in seguito l’Opec (organizzazione dei paesi esportatori di petrolio) proclamò un embargo sulle forniture ai paesi occidentali accusati di sostenere Israele. All’embargo aderirono Algeria, Irak, Qatar, Kuwait, Libia, Arabia Saudita e gli Emirati Arabi: il prezzo poi quadruplicò in un biennio mettendo in crisi l’economia occidentale e provocando la limitazione di molte attività (in Italia ad esempio le famose ‘domeniche a piedi’) Solo l’Iran, governato ancora dallo Scià Palevi tradizionale alleato degli Stati Uniti, mantenne un diverso atteggiamento.

Vienna, vendetta a sorpresa

Nella tarda mattinata del 21 dicembre 1975 un commando rivoluzionario composto di sei persone guidate da ‘Carlos’ si mosse utilizzando la metropolitana dall’Hotel Hilton alla fermata nei pressi dello Schottentor sul Ring, in pieno centro a Vienna. In pochi minuti a piedi raggiunsero la sede centrale dell’Organizzazione dei paesi produttori di petrolio, OPEC, e senza particolari difficoltà – in quanto non ci furono controlli all’ingresso – i terroristi tirarono fuori le armi all’interno dell’edificio alle 11.45. Un poliziotto austriaco li scambiò anzi per colleghi, ma fu la prima vittima dell’attacco. La seconda fu invece un dipendente dell’Opec di nazionalità irakena e ben presto caddero nello loro mani oltre sessanta persone, tra le quali ben undici ministri e capi-delegazione di paesi produttori di petrolio. Alla cattura seguì un’altra sparatoria che provocò una terza vittima e il lancio di una bomba a mano all’esterno. Nel frattempo le forze di sicurezza austriache, colte di sorpresa, iniziarono a isolare la zona circostante. Per capire le dimensioni della sorpresa basti ricordare il semplice fatto che – nel corso della trasmissione televisiva di un evento sportivo in corso in Austria – fu addirittura lanciato un appello rivolto a tutti i poliziotti disponibili a Vienna perché raggiungessero il luogo dell’attentato.

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Sequestro e trattative

Seguirono drammatiche trattative nel corso delle quali fu richiesto dapprima come intermediario un diplomatico libico che al momento però non si trovava in città e ci si accordò allora per un diplomatico algerino. Le richieste dei terroristi furono numerose: nessun paese arabo avrebbe dovuto riconoscere Israele; i paesi arabi avrebbero dovuto dichiarare l’Iran complice dell’imperialismo americano; la produzione di petrolio in tutti i paesi arabi avrebbe dovuto essere nazionalizzata e i proventi sarebbero dovuti andare all’Organizzazione per la liberazione della Palestina, in caso contrario gli ostaggi sarebbero stati uccisi. La conclusione della vicenda avvenne il giorno dopo: furono liberati alcuni ostaggi nella notte e la mattina del 22 dicembre un autobus trasportò all’aeroporto il commando terrorista e una trentina di ostaggi rimasti, tra i quali due ministri, uno saudita e l’altro iraniano. Un DC9 della compagnia di bandiera austriaca decollò per una destinazione ignota. Dopo una sosta per ‘rifornimenti’ a Tripoli furono liberati quasi tutti gli ostaggi, ad eccezione del saudita e dell’iraniano che assieme ai terroristi proseguirono per Algeri, dove infine il giorno 23 furono liberati.

Ilich Ramírez Sánchez, detto ‘Carlos’

Ilich Ramírez Sánchez, detto ‘Carlos’ (in seguito soprannominato dalla stampa ‘lo sciacallo’) era nato nel 1949 in Venezuela e, prima dell’azione rivoluzionaria di Vienna, poteva già esibire un curriculum di un certo rispetto: aveva già preso parte infatti ad almeno due attacchi a Londra e Parigi. All’azione di Vienna, oltre a Carlos, parteciparono tra gli altri i tedeschi Gabriele Kröcher-Tiedemann (soprannominata ‘Nada’) e Hans-Joachim Klein: la prima, già aderente alla Rote-Armee-Fraktion (movimento rivoluzionario tedesco) sparò al poliziotto nella sede dell’Opec e il secondo, che in precedenza aveva fatto parte delle Cellule Rivoluzionarie (Revolutionären Zellen) lanciò la bomba a mano e sparò al secondo poliziotto. Carlos da allora divenne un nome tristemente noto nella galassia terrorista, sebbene oggi sia ormai accertato che non prese parte all’attentato di Entebbe, né all’attentato durante le Olimpiadi Monaco. Catturato dai servizi francesi (anche se in realtà furono i sudanesi a consegnarlo), fu processato in Francia e condannato all’ergastolo che sta ancora scontando. Klein invece, proprio dopo l’attentato di Vienna, abbandonò la rivoluzione, subì numerosi processi, ma oggi vive fuori dal carcere in Normandia; Gabriele Kröcher-Tiedemann ebbe un destino analogo, ma morì per una grave malattia nel 1995 a quarantaquattro anni.

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