• March 22, 2023
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01 Gen 2023 L’Intesa raggiunta a Mosca fra la Turchia e la Siria apre nuovi scenari in Medio Oriente

Inserito alle 18:25h in Conflitto in Siria da Redazione 0 Commenti

A fine Dicembre i ministri della Difesa di Russia, Turchia e Siria hanno tenuto colloqui a Mosca in un chiaro segno di normalizzazione tra Ankara e Damasco nella decennale guerra siriana.

Il ministro della Difesa turco, Hulusi Akar e il capo della National Intelligence Organization (MIT), Hakan Fidan, hanno incontrato il ministro della Difesa siriano Ali Mahmoud Abbas e il capo dell’intelligence siriana Ali Mamlouk a Mosca insieme al ministro della Difesa russo Sergei Shoigu, lo ha riferito mercoledì il ministero della Difesa turco .
Il comunicato ufficiale recita: Sono stati discussi i modi per risolvere la crisi siriana e il problema dei rifugiati, nonché gli sforzi congiunti per combattere i gruppi estremisti in Siria”, come ha affermato l’agenzia di stampa RIA, citando il ministero della Difesa russo.

La riunione dei ministri della Difesa ospitata da Mosca, che comprendeva Siria e Turchia, è stata interpretata da alcuni come l’inizio dello scioglimento degli iceberg tra i due Paesi. Questo è visto come un accordo su un ampio processo di una nuova alleanza in cui le vittime predestinate potrebbero essere i curdi.

Ministro difesa turco accolto a Mosca

Protagonista e sponsor dell’iniziativa è la Russia che ha incoraggiato il riavvicinamento tra Turchia e Siria, dopo la guerra durata circa 11 anni, quando Mosca ha ospitato nei giorni scorsi l’incontro tra i ministri della difesa turco e siriano , in una mossa preceduta da segnali di riavvicinamento tra i due avversari che metterebbe le forze curde di fronte a scelte dolorose
In una intervista al al quotidiano turco “Al-Sabah”, il ministro della Difesa turco Hulusi Akar ha rivelato i messaggi che Ankara ha trasmesso a Damasco durante l’incontro di Mosca, ovvero: rispetto per l’unità , integrità e sovranità delle terre siriane , e che la presenza turca su le terre siriane mira a combattere il terrorismo come l’organizzazione “ISIS” e le forze curde, oltre alla questione dei rifugiati siriani in Turchia e al loro ritorno volontario e sicuro nel loro paese.
La politica della Turchia verso la Siria è stata molto oscillante , nell’ultima fase, opera in forma pragmatica per un riavvicinamento con Damasco nell’interesse di entrambi i paesi.
Erdogan si è prefisso come suo principale obiettivo quello di combattere il terrorismo del PKK e affiliati, così come la presenza dei curdi alle sue frontiere, organizzati ed armati dagli USA in funzione antisiriana.
Per tale motivo Erdogan è disposto a rivedere i suoi rapporti con la Siria e trovare una collaborazione nella comune intesa di sgomberare il campo dai gruppi curdi e limitare la presenza ingombrante delle forze USA nel nord della Siria che sono strettamente alleate e sponsor delle formazioni curde.
Di conseguenza Ankara è disposta a rinunciare alle sue pretese territoriali nel nord della Siria ed a trovare una accordo operativo con Damasco sotto la garanzia di Mosca.
D’altra parta la Turchia, che era un importante alleato economico e politico di Damasco prima della guerra in Siria, ha maturato la convinzione che, per guadagnare sicurezza e stabilità nella regione, occorre trovare un accordo con la Siria e con la Russia. Il gioco sporco dei servizi USA di fare leva sui curdi per destabilizzare il regime di Ankara è stato ormai scoperto e denunciato da Erdogan il quale, tardi ma meglio che mai, si è reso conto di quali siano i suoi veri nemici. L’attentato a Istanbul, attuato da una cellula curda istruita dai servizi USA a Kobane, ha aperto gli occhi ad Edogan.
Accade quindi che la Turchia dichiari più volte di voler rispettare integrità territoriale della Siria, condizione “sine qua non” richiesta da Damasco per riallacciare i rapporti con Ankara. Su quanto accaduto in passato e sull’appoggio fornito dalla Turchia all’opposizione siriana nel corso della guerra civile, Assad è disposto a mettere una pietra sopra. Ankara ha come obiettivo combattere il terrorismo e questo è un obiettivo comune anche per la Siria. Dietro i terroristi ci sono i servizi statunitensi e britannici e questo è un quadro ormai fin troppo chiaro anche alla Turchia.
In concomitanza con la minaccia di lanciare un attacco di terra contro i curdi, Erdogan ha detto a dicembre che la possibilità di un suo incontro con il presidente siriano Bashar al-Assad era “possibile”, e il mese scorso ha rinnovato il riferimento alla possibilità che l’incontro abbia luogo dopo incontri a livello di ministri della difesa e degli esteri. Il processo di scongelamentio dei rapporti Damasco-Ankara è quindi in corso.

Formazioni curde nel nord della Siria


Grande nervosismo fra i curdi
Il riavvicinamento dei due paesi mediorientali desta molta apprensione e nervosimo negli ambienti curdi e nelle formazioni delle Forze democratiche Siriane, l’organizzazione di militanti armati curdi che ha avuto campo libero fino ad oggi nel nord della Siria sotto protezione USA.
I curdi fiutano il vento ed hanno capito che il vento è cambiato e rischiano di essere abbandonati da tutti e divenire carne da macello per le forze coalizzate turche e siriane. Loro, in passato avevano rifiutato un accordo con la Siria, mentre avevano riposto fiducia nel patron USA che li ha armati e foraggiati ma esiste in fondato sospetto che, divenuti ingombranti, possano essere scaricati dal patron statunitense, come già capitato a molti altri alleati degli Stati Uniti, dagli afghani ai sud vietnamiti.
Se il problema per Ankara è quello di eliminare i terroristi, per Damasco la priorità è quella di recuperare il controllo del territorio siriano nel nord est dell’Eufrate in modo da ritornare in possesso delle sue ricchezze petrolifere, ovvero i giacimenti di greggio saccheggiati dagli statunitensi con la complicità delle formazioni curde , soprattutto alla luce della crisi economica che sta affliggendo la Siria. Inoltre Damasco attende la Turchia per “eliminare definitivamente i militanti terroristi della zona di Idlib e dintorni, dove hanno costituito la loro roccaforte che in passato era protetta anche dalla Turchia e dagli USA.
In definitiva, nonostante una serie di problemi scottanti sul tappeto, fra cui quello dei circa tre milioni di profughi e rifugiati siriani in Turchia, entrambi i paesi otterrebbero dei notevoli vantaggi da una ripresa dei rapporti e della collaborazione, mentre la Russia avrebbe buon gioco a rivendicare un ruolo di risolutore del conflitto decennale con un forte aumento della propria influenza nella regione.


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